mercoledì 11 luglio 2012

Una sola Arte, diverse tecniche


Gli Inuit usano degli aghi d'osso per far passare attraverso la pelle un filo coperto di fuliggine. Nelle zone oceaniche il tatuaggio viene eseguito tramite i denti di un pettine di osso che fermato all'estremità di una bacchetta, e battuto tramite un'altra bacchetta,forano la pelle introducendo il colore, ottenuto dalla lavorazione della noce di cocco.
I giapponesi, con la tecnica detta "tebori", usano sottili aghi metallici e pigmenti di molti colori, ed introducono nella pelle sostanze di natura chimica diversa e di colore diverso. La tecnica giapponese prevede che gli aghi siano fatti entrare nella pelle obliquamente, con minor violenza, ma comunque in modo abbastanza doloroso.
Il tatuaggio occidentale viene invece eseguito tramite una macchinetta elettrica, cui sono fissati degli aghi in numero vario a seconda dell'effetto desiderato; il movimento della macchinetta permette l'entrata degli aghi nella pelle (a sinistra un' immagine dello strumento).
Infine la tecnica americana (che è diventata la tecnica occidentale) ricorre alla macchinetta elettrica ad aghi,determina sensazioni calde, vibranti, ma non dolorose. La componente della sofferenza segna una netta spaccatura tra il tatuaggio odierno, di stampo occidentale, e quello del passato, diffuso in Asia, Africa ed Oceania.  
In tali contesti l'esperienza del dolore è fondamentale,in quanto avvicina l'individuo alla morte e la sopportazione del dolore diventa esorcizzante;Oltre all'esperienza del dolore, è indispensabile la perdita di sangue.
Il sangue è l'indicatore per eccellenza della vita: spargere sangue, in modo controllato e ridotto,quando si esegue un tatuaggio, significa simulare una morte simbolica.

  

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